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Sintesi della conferenza

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POPOLI TRA TERRA,MANI E CIELO
 
C'è un solo popolo su questo pianeta, e si chiama umanità.

Questa è la principale conclusione della conferenza-convegno "Popoli tra Terra, Mani e Cielo" organizzata lo scorso settembre dal Conacreis Toscana presso il Museo di Storia Naturale di Firenze.ingresso_museo_firenze

 

I popoli come li intendiamo oggi sono espressioni di strategie vitali variegate, conseguenze dell'impatto con l'ambiente e con il clima, dell'utilizzo delle risorse, delle scelte etiche e spirituali. Ma la radice comune, che unisce tutta l'umanità come popolo del pianeta, resta – o dovrebbe restare - predominante.

 

Molti i relatori, provenienti da esperienze diverse.

 

Maria Pia Minotti, psicoterapeuta e allieva della sciamana Nadia Stepanova, riconosce questa radice nella comunanza di credenze, nell'omogeneità di rituali, nella somiglianza di miti, leggende e racconti tradizionali che le varie culture esprimono. Individua nella logica della distinzione l'innesco di quell'azione distruttrice che ha portato gli esseri umani a sentirsi distanti, smarriti e soli, delegando infine l'area spirituale e rituale a ricomporre separazioni e disfunzioni.

 

Monica Zavattaro, responsabile delle sezione di Antropologia ed Etnologia del museo ospitante, smentisce che ci sia un fondamento scientifico all'idea di popolo basata su concetti come razza e genealogia, asserendo che occorre invece pensare all'umanità come a un enorme meticciato, nel quale anche la semplice condivisione di una buona porzione di codice genetico rivela una comune origine.

 

Alessandro Michelucci, giornalista e responsabile della Biblioteca dei Popoli Minacciati, sottolinea come persino l'interesse e la difesa delle minoranze e delle etnie disagiate sia un elemento funzionale alle nostre società cosiddette avanzate, che del controllo del disagio hanno fatto una forma di investimento. Solo una corretta ridistribuzione della terra, sulla base del concetto di custodia e non di sfruttamento, può ristabilire delle condizioni di crescita: come a dire che quella radice comune che ci appartiene come umanità può affondare solamente in una Terra libera e rispettata, anch'essa comunemente condivisa.

 

Naila Clerici, dell'Università di Genova, presidente dell'Ass. Soconas Incomindios, presenta l'immagine dell'albero che ha chioma e radici speculari, simbolo della Nazione Irochese. Presso gli Irochesi, l'albero è la nazione e le parti che compongono le sue radici sono le tribù: tante e variegate da duplicare perfettamente la loro ampiezza in quella della chioma. E l'albero è il risultato di una spinta comune, di una convergenza di azioni vitali consacrate all'alto, al cielo, alla luce.


Conferenza_popoli

 

La conferenza è il primo di una serie di eventi organizzati dal Conacreis Toscana fino al settembre 2011. L'obiettivo finale è portare una rappresentanza di saggi e di anziani dei popoli nativi del pianeta a confrontarsi tra di loro per discutere intorno al concetto popolo, in questo tempo e in vista dei tempi futuri.

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