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Estratti dal seminario con Paul Ray

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The Emerging Wisdom Culture
TENUTO DA PAUL RAY
DAL 6 AL 10 OTTOBRE 2008

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Paul Ray e Elfo Frassino

Il 10 ottobre 2008 si e' concluso il seminario
"The Emerging Wisdom Culture" (evento organizzato da Conacreis e Wisdom University)
La nuova cultura olistica come risorsa per il Pianeta.
Il primo meeting italiano del sociologo americano Paul Ray

SINTESI DI ALCUNI PASSI DEL SEMINARIO

Paul Ray.
Chi sono: un sociologo, un antropologo ed un esperto dei sistemi. Studio questi argomenti dal 1960. Sono stato tra i primi a parlare di ecologia in relazione agli esseri umani.

Nella nostra epoca stanno avvenendo grandi cambiamenti storici, che produrranno profondi cambiamenti nella vita di tutti noi. La comprensione di questi cambiamenti è il primo passo per poter affrontare e non solo subire quanto accadrà.

Quelli che vi presento sono i risultati di una ricerca sui valori. I valori sono la priorità più importante della vita e si collegano strettamente alla psicologia personale.
I valori si apprendono nel periodo della nostra vita compreso tra i 18 e 28 anni. Questo è il momento in cui si scelgono i propri valori di riferimento, che altrimenti, precedentemente, sono quelli dei genitori.

Quando parlo di valori non mi riferisco alla morale delle religioni, né a sottoculture etniche. Gli studi che ho condotto mi hanno portato alla scoperta che in Occidente convivono tre diverse sottoculture di valori. Ho chiamato gli appartenenti a queste tre sottoculture:
- Tradizionalisti
- Moderni
- Emergenti
Questi ultimi sono i Creativi Culturali, che stanno costruendo una cultura planetaria.

Tradizionalisti
I Tradizionalisti sono conservatori, per loro tutto è bianco e nero, rigido e va gestito in modo autoritario. I tradizionalisti prediligono le cose semplici.
Negli Usa possono corrispondere alle persone che provengono da ambienti rurali, oppure costituiscono la base delle chiese fondamentaliste.
Più precisamente si deve parlare di neo- tradizionalisti, perché le tradizioni a cui si riferiscono sono in gran parte inventate nel corso del 19° e 20° secolo, ma le tradizioni sono più antiche, la loro vera origine è un'altra e la vita stessa in passato non erano come la immaginiamo oggi.

Moderni
I Moderni sono secolari e materialisti. Negli Usa vivono in prevalenza nelle grandi metropoli.
Il Modernismo nasce nel Rinascimento, nel 1400 circa e si perfeziona con la rivoluzione industriale. Tra questi due momenti ci sono state guerre di religione. - omissis - breve sintesi della storia dell'Età Moderna.
Con il Modernismo si succedono fasi importanti della nostra storia: urbanizzazione, industrializzazione, burocratizzazione, militarizzazione, creazione di scienze e tecnologie.
Nell'affermarsi della rivoluzione industriale, tra il 1750 ed il 1850, si contrapposero due culture.

Fino al 1945 circa la popolazione occidentale era costituita per metà da tradizionalisti e per l'altra metà da moderni. Mai, in tutta la storia, i Moderni hanno superato il 50%.

Emergenti
Dal 1945 inizia un cambiamento lento, che porta le persone a modificare le proprie priorità, un profondo cambiamento di valori.
Dal 1960 si diffondono informazioni sulle altre culture planetarie, favorendo la rapida diffusione di idee. Da molte di queste idee prenderanno forza e consapevolezza i nuovi movimenti, come quello delle donne, della giustizia nel lavoro, dei diritti delle minoranze, dei giovani, ecc.
I sindacati non erano parte di questo processo: i sindacati erano attenti ad aumentare il proprio potere, mentre questo movimenti volevano cambiare le idee delle persone.
Gli Emergenti hanno interesse a cosa vivono gli altri. Mentre Tradizionalisti tracciano confini tra le persone, gli Emergenti abbracciano gli altri, sono interessati alle altre culture. Sono quelli che dicono "vediamo cos'è che possiamo fare assieme", anziché "non è orribile che succeda la tal cosa?". Questo è uno dei motivi che li rende le persone adatte a cavalcare il cambiamento.

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Vediamo ora come sono ripartite queste sottoculture negli Usa, nel 2000 ed oggi.

Nell'anno 2000:
- i Tradizionali erano il 24,5%
- i Moderni erano il 49,4%
- gli Emergenti, ovvero i Creativi Culturali, erano il 26,1%

Nell'anno 2008:

- i Tradizionali sono il 20%
- i Moderni sono il 47%
- gli Emergenti, ovvero i Creativi Culturali, sono il 33% _ ma in Europa almeno il 36% !!!

Dal 1950 i Creativi Culturali sono cresciuti in media del 1-2% annui, ma poi la curva si è impennata.
Questo in conseguenza di due grandi fattori:
1. le informazioni sul mondo sono decisamente maggiori che in passato, maggiori e molteplici;
2. le donne tendono ad essere quelle che guidano questo cambiamento. Uomini e donne Creativi Culturali vedeono le cose allo stesso modo, ma le donne sono molte di più.

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Oggi siamo all'inizio di una nuova era, così come accadeva nel Rinascimento all'inizio del modernismo. A differenza di allora però possiamo essere consapevoli, possiamo riflettere su chi siamo, perché disponiamo di una visione globale dei cambiamenti sul pianeta e disponiamo delle scienze sociali, che ci permettono di riflettere su noi stessi.
Il valore di riferimento della nostra epoca è la saggezza pratica. La Phronesis di Aristotele, l'autocomprensione di ciò che si fa. E' la saggezza dell'uomo pratico, di chi sa come far succedere le cose.
Oggi, rispetto agli antichi greci, noi possiamo capire i nuovi schemi, i cambiamenti in atto.

Chi capisce cosa accade, comprende i pericoli, ma anche le opportunità. Sta accadendo che tutto cambia "di bene in meglio, di male in peggio, sempre più rapidamente". Il virgolettato è la chiave di cosa accade, perché tutto è in continua accelerazione: se una cosa va male, peggiorerà alla svelta; se un'altra va bene, migliorerà in maniera esponenziale.

Il passato è una pessima guida per capire il presente.
Oggi capiamo che siamo tutti sulla stessa barca e stiamo per entrare in una "cascata di crisi", in un crescendo di eventi concatenati.
Nelle epoche storiche precedenti la nostra specie è passata attraverso cascate come questa, cadute rovinose, come la fine dell'impero romano, che hanno coinciso con il crollo del sistema sociale e di valori precedente, creando nel contempo le condizioni per il passaggio ad un sistema nuovo. Per cinque volte questo è accaduto e probabilmente capiterà ancora. Non dobbiamo però preoccuparci troppo, perché il nostro patrimonio genetico deriva da quelli che sono riusciti sopravvivere alle avversità.
Oggi è cruciale comprendere che per crescere abbiamo la necessità di integrare le culture planetarie, andando oltre i nazionalismi. Se questo non accadesse e ci fosse un altro "crollo di Roma", ovvero se la nostra specie si trovasse fronteggiare una nuova caduta senza aver prima integrato le culture planetarie, allora non ci sarebbe più civiltà, nessuna civiltà. Non sarebbe cioè possibile che una nuova società risorga dalle ceneri della precedente perché oggi le risorse energetiche, una volta ritenute illimitate, sono in realtà finite ed in rapido esaurimento. - omissis - descrizione del ciclo del petrolio e delle previsioni relative all'impoverimento dei giacimenti.

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Valanghe di cambiamento. Ci sono nuove teorie che accomunano il come si formano le valanghe ed i terremoti, a come si formano i network, le reti di relazioni tra gli esseri umani. Le valanghe procedono collegando placche geologiche tra loro, rilasciando molta energia. Il momento in cui la neve, una duna di sabbia, un massiccio roccioso diventano qualcosa di molto più grande, è paragonabile a quello che segna l'affermazione di nuove specie, o di nuovi network in internet.
Il momento storico in cui viviamo oggi non lo si può rappresentare come una curva graduale, ma come una valanga.

La comprensione di essere all'interno di grande processo di cambiamento comporta l'iniziare ad immaginare come saremo. Dovremo passare da Utopia ad Eutopia. Utopia è un posto che non c'è, Eutopia è un bel posto dove vivere, un buon luogo positivo.
Il futuro è lì per essere inventato da noi, come dice un mio amico architetto: "il futuro è solo una questione di design". Dobbiamo soltanto avere la capacità di immaginarlo.

I processi in atto hanno delle grandi possibilità di realizzarsi.
L'informazione assume valore quando diventa conoscenza dei valori.
Nei valori è insita la possibilità alternativa di guarigione e rinascita; continuare il percorso di sfruttamento attuato dai poteri delle banche e delle multinazionali, porta invece a precipitare in una crisi globale mondiale insanabile. - omissis - breve analisi economica dei perché della recente crisi finanziaria.

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Le crisi sono opportunità. Siamo vicini ad una grande crisi e non possiamo permetterci di sprecarla. L'umanità è addormentata, quella nelle comunità ecologiche e spirituali è solo mezza addormentata.

Dobbiamo soddisfare sempre tre livelli:
- dal basso, sul piano materiale,
- dall'alto, sul piano spirituale,
- nel mezzo, nel sociale.
Nessun cambiamento è autentico se non interessa tutti e tre i livelli. Questo vale anche per le comunità spirituali.

In una grande crisi la prima preoccupazione è la sopravvivenza. In questa situazione ci si deve liberare dei problemi della violenza, dell'infantilità, delle reazioni emotive.

Prima ci occupiamo di liberarci dei problemi pratici della crisi: poter mangiare, poter soddisfare i bisogni primari, allontanare i pericoli.
Ma questo non deve bastarci, perché durante la crisi si può intervenire anche negli altri livelli di problemi.
Un detto arabo recita: "se il naso del cammello è sotto la tenda, l'intero animale può essere lontano?". Allo stesso modo i problemi più evidenti della crisi si accompagnano alle possibilità di intervenire anche su altri livelli.

Si deve creare un nuovo contesto, usare la tecnica del reframing, comprendere per ristrutturare. Ad esempio: se aprite un libro a caso e ne leggete la prima pagina su cui cadrà il vostro sguardo, capirete subito se si tratta di un giallo, di una commedia o di una tragedia. Allo stesso modo dobbiamo capire il contesto della personalità individuale rispetto al tipo di mondo in cui siamo inseriti.
Sapere chi siamo è il primo passo per poterci aiutare gli uni con gli altri.
E ancora, cosa sappiamo di come la crisi sta procedendo in altri ambiti.

Un dato importante, si deve procedere mantenendo in equilibrio la sfida con la risposta. Per gestire i cambiamenti occorrono questi due elementi. La paura muove delle reazioni, che possono anche essere positive, ma se la paura è troppa ci si blocca e non si agisce più.
La crisi attuale ci ha portato ad allenarci (riferimento a cosa viene fatto nella Federazione di Damanhur rispetto alle energie rinnovabili e l'autosufficienza), ma c'è anche chi non si è allenato e deve farlo adesso. Alcuni sono comodi, pensano che non succeda nulla di nuovo. Questo negli USA è il pensiero ricorrente in molti ambienti, ma è stupido.

Le grandi aziende dicono agli individui che sono soli, così questi sono più vulnerabili. La comunità, la società, deve basarsi sul prendersi cura gli uni degli altri.
La crisi ci renderà più efficienti e l'efficienza sarà conseguenza del superamento della pigrizia.
Il pessimismo è un danno, l'ottimismo invece ci permette di avere una misura su cosa è meglio fare.
Ad esempio i Creativi Culturali sono più informati sui problemi del pianeta, ma per loro le informazioni negative sono stimolo a fare qualcosa di utile. I Modernisti ed i Conservatori invece dicono "tanto non può funzionare". Questa è una malattia spirituale, non impari una disciplina, quindi non avrai la capacità di agire.
Abbiamo anche scoperto che i CC che erano più attivi nel praticare soluzioni se erano persone che seguivano un percorso spirituale. E' vero che ci sono dei CC che lavorano ancora su di se, ma il passaggio diventa portare fuori, fare nella pratica. Questo aiuta a comprendere il mondo in una chiave più grande, quindi puoi mettere le cose assieme. E se a fare questo non è un singolo, ma una comunità, i risultati sono molto più estesi. Questo le comunità lo sanno molto bene.

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Può cambiare il sistema mondiale se sempre più persone cambiano praticamente il loro stile di vita applicando nuovi modelli culturali. E la velocità di successo si basa sui cambiamenti che si è in grado di realizzare concretamente.
Ogni cosa deve essere rapportata e affrontata sempre alla sua corretta scala (mondiale, regionale, statale, locale, comunitaria...). Sono tre i punti chiave di un sistema sociale: società civile e volontariato, governo, politica economia e finanza. La società deve essere per il bene della gente, al servizio della gente; e a sua volta ogni persona dovrebbe a sua volta fornire un certo numero servizi all'anno (volontariato) per pagare i servizi della comunità: quindi una parte dei servizi la paga in tempo e una parte in soldi; questo consente di avere il piacere di svolgere altre attività di benessere collettivo (anche artistiche ad esempio) oltre al proprio lavoro. Il volontariato fa parte del sistema di moneta complementare alternativa, risorsa molto umana che crea collegamenti importanti per costruire il futuro.
Se il sistema del lavoro per settore è sbilanciato, troppo poche persone lavorano troppo o al contrario troppe persone lavorano poco: in entrambi i casi scende la qualità. Il lavoro va distribuito secondo le necessità reali in modo che la qualità sia sempre elevata.

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Vediamo ora la crisi economica, che sarà tra le più gravi che attraverseremo. E' sbagliato salvare le banche, ci si deve occupare della gente. Il Giappone va osservato perché viene da una stagnazione di almeno 20'anni. In Svezia lo Stato ha rilevato le banche, ma ha mandato a casa i banchieri e ha poi rivenduto le banche ad altri. I banchieri non sono da salvare.

La prima cosa da fare è occuparci degli aspetti ecologici. Evitare che la situazione possa peggiorare. Ma se ci si limita a questo la comunità sarà autoritaria, gestita rigidamente. Ci si deve anche chiedere cosa fare di più. Ma non chiedetelo agli esperti od ai leader, chiedetelo a chi farà le cose davvero. Si deve imparare dal basso cosa si deve fare praticamente, dalle persone con i piedi per terra, l'intera comunità deve estrapolare questo dalla gente che fa succedere le cose. Le persone che parlano meglio ed hanno una visione più alta devono chiedersi invece qual è il contesto. Questo è un nuovo dialogo. Due parti che si intersecano, un nuovo sandwich.

Quindi abbiamo due tipi di attività:
1. come restauriamo cosa non funziona,
2. come gestiamo le opportunità che derivano dalla crisi.
Se ci limitiamo al punto 1 perdiamo. Se vogliamo solo riportare le cose com'erano, restaurare lo staus quo, perdiamo. Dobbiamo scegliere le opportunità, cercare cose nuove per spostarci nel nuovo grande quadro che sta arrivando.

I comunicatori, dopo aver parlato con le persone pratiche, devono chiedere a queste come le cose possono funzionare diversamente. Si deve usare un linguaggio che da opportunità, come ci s'incontra dall'alto al basso.
Molte persone si comportano come i bambini in auto durante un viaggio, che chiedono di continuo "siamo già arrivati?". No non lo siamo. Non basta ripristinare cosa accadeva prima della crisi e comunque non sarà possibile farlo. Ci si deve preparare ad avere un vantaggio, si deve capire dove siamo in questo momento della storia. Ci saranno altre crisi? Cosa servirà fare?
Questo è un dialogo dell'intera comunità, non un dialogo riservato ai soli leader.

Dobbiamo rivisitare le crisi. Cos'è che non funziona. Cos'è che fa "prurito all'anima", come portare in superficie ciò che non funziona? Questo non durante la prima fase, quando ci si occupa di sopravvivenza, ma nella seconda, quando si inizia a preoccuparci delle opportunità.
Se hai una grande idea di cambiamento non puoi dare degli ordini. Se si cerca di gestire il cambiamento dall'alto non funziona, ma anche al contrario. La soluzione è il sandwich di realtà, il punto d'incontro.

In sintesi. Occorre ascoltare le idee di cose utile da fare e poi capire il contesto in cui sei inserito. Sapere come ci sente all'interno di un buon processo aiuta alla comprensione di altri momenti.

Importante: la cosa importante è celebrare il processo, celebrare ogni conquista. Non dire non abbiamo tempo e rimandare la festa, festeggiare è uno mezzo per asseverare ogni conquista. E poi, trasmettere alle altre comunità cosa si è imparato, tenere traccia dei processi che hanno funzionato e che non hanno funzionato, quindi scambiare queste esperienze decodificate tra comunità.

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Nelle culture umane ci sono sempre stati dei riti di passaggio a sancire un cambiamento, un nuovo livello di comprensione degli individui, come nel caso del passaggio dalla fanciullezza all'età adulta
Lasciarci alle spalle l'eredità tradizionalista è il "rito di passaggio" della nostra specie in questa epoca.

 

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